...ma noi lo abbiamo ribattezzato Re Julien, in onore del lemure di Madagascar che ballava di continuo.
In effetti un piccolo gufo non fa altro che guardare, muovere la testa a destra e a sinistra, poi fermarla, muovere allo stesso modo ritmico il corpo e poi entrambi assieme, e così via in un continuo balletto.
Nei notturni il difficile è proprio il fatto di averli da piccoli e dare un corretto imprinting. Ma non solo: imprinting è una finestra sul mondo, quindi un bagglio di conoscenze e di esperienze, suoni, fatti, situazioni che l'animale poi considererà assodati e non preoccupanti quando sarà adulto. Poi però ci sono altri "piccoli" particolari. Come gestire queste situazioni, com'è il carattere del soggetto che abbiamo davanti, come reagisce a questi stimoli nuovi e se li sta registrando come dati di fatto o come potenziali pericoli di cui ricordarsi poi. E da cui difendersi...sbattendo il becco e gonfiandosi da piccolo, o in modo più incisivo da grande.
La parte dell'addestramento di un notturno è forse la meno difficile, anche se può essere la più lenta e a volte noiosa: per i tempi di reazione a volte eterni, per l'appredimento che non può essere basato sulla fame -e per molti falconieri forse sarebbe un'esperienza da provare davvero...- e per la difficoltà a mantenere la loro attenzione su di noi nonostante i mille rumori e il fatto che si "lavora" di giorno.
Devo dire che i notturni per ora sono un po' in un limbo, nonostante tutte le problematiche di cui sopra: i falconieri non li considerano vera falconeria, mentre le nuove leve si avvicinano alla falconeria proprio partendo dai notturni, che invece necessitano di un'esperienza molto ampia e molto specifica.
Prima o poi si arriverà ad una giusta via di mezzo...spero senza ripopolare i nostri boschi di gufi, civette e barbagianni imprintati e con scarse -anzi, nulle- possibilità di sopravvivenza.
(Nella foto il mio precedente gufo, Bubi...forse l'unico in Italia a volare nelle piazze e venire al pugno di chiunque)
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